Per l’84% degli italiani l’affitto on line è un’attività secondaria

La sharing economy è un fenomeno di portata sempre maggiore, che sta rapidamente rivoluzionando molti
comparti economici: dal turismo alla ristorazione, dai trasporti alla condivisione di conoscenze. Uno dei settori maggiormente influenzati dalla nuova tendenza è però quello immobiliare, che sta vivendo in modo molto naturale la transizione dalle bacheche fisiche di annunci alle piattaforme digitali. Ma chi sono le persone che decidono di affittare attraverso la sharing economy e perché lo fanno? Lo spiega una ricerca di Uniplaces, il brand leader nel settore degli affitti per studenti universitari, che ha tracciato il profilo dei proprietari di casa 2.0 in Italia. Dallo studio è emerso che la stragrande maggioranza di chi affitta attraverso i servizi di sharing economy non è un professionista del ramo immobiliare: l’84% degli intervistati afferma, infatti, che l’affitto di case non rappresenta la sua principale attività. Un dato confermato dal fatto che, nella maggior parte dei casi, i proprietari dichiarano di avere una sola proprietà da affittare (63% dei rispondenti), o tutt’al più due (20%). Si tratta, quindi, di persone che non hanno aspirazioni di carriera nel mondo immobiliare, ma che, grazie alla sharing economy, possono ottenere dei guadagni anche senza
dover dedicare tempo e risorse a tale attività. Per molte di queste persone, si tratta di uno sharing vero e proprio,
nel senso che nel 38% dei casi le stanze offerte si trovano nello stesso appartamento in cui vive il loro proprietario. Emerge così un altro aspetto peculiare della sharing economy, cioè l’annullamento della distanza tra chi offre un servizio e chi lo acquista: non si diventa solo padrone di casa e affittuario, ma soprattutto coinquilini, condividendo l’esperienza quotidiana del vivere assieme.

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